Pecore e capre che continuano a morire per colpa di rifiuti pericolosi interrati, rifiuti inquinanti e discariche abusive: è questo lo scandalo Fluorsid e non è certo la prima volta che questo accade. Sette persone sono state arrestate con le accuse di associazione a delinquere, disastro ambientale e inquinamento. La Procura, inoltre, sta localizzando le discariche abusive a seguito degli interrogatori effettuati agli arrestati e alle persone informate sui fatti. E per la società di Macchiareddo che produce fluoro derivati inorganici per l’industria dell’alluminio di proprietà di Tommaso Giulini, il patron del Cagliari Calcio, si mette male.
Partiamo dall’inizio: tutto nasce grazie a una segnalazione del servizio veterinario della Asl di Cagliari. Gli allevatori che portavano a pascolare i loro greggi nella zona limitrofa della Fluorsid si ritrovavano gli animali morti senza un motivo apparente: pecore e capre sterminate per una causa non visibile o riconoscibile. Il sospetto che la ditta fosse implicata ha iniziato a prendere forma, tanto che i veterinari, fatte le dovute analisi per escludere patologie virali o batteriche, hanno chiamato la Guardia Forestale. Da qui per la Fluorsid è scattata l’indagine per disastro ambientale, associazione a delinquere e inquinamento.
Le sette persone arrestate sono il direttore Michele Lavanga e Sandro Cossu, responsabile sicurezza ambiente, l’ingegnere capo produzione Alessio Farci, Giancarlo Lecis, tecnico, e di alcune figure dell’azienda Ineco, che lavora all’interno della Fluorsid e gestisce attività di logistica,il dipendente Marcello Pitzalis, l’ex dipendente Simone Nonnis, il titolare Armando Benvenuto Bollani. Ad alcuni di questi sono stati concessi i domiciliari. Sono stati sequestrati ben 8 ettari di terreno, ma i sequestri sono ancora in corso, a causa di discariche abusive riscontrate nel territorio. La causa di morte di pecore e capre è dovuta a rifiuti pericolosi sotterrati o accatastati che hanno provocato un danno ambientale enorme, tanto che sono stati contaminati aria, suolo e falde per effetto della dispersione di polveri nocive e per la contaminazione con metalli pesanti: i valori risultano 3mila volte superiori ai limiti. Anche la laguna di Santa Gilla ha subito conseguenze, visto che è stata oggetto di sversamento di rifiuti pericolosi e di fanghi acidi. Dagli interrogatori delle scorse ore è emerso un quadro preoccupante: scarti di lavorazione e rifiuti pericolosi sono stati riversati in cave o in siti ambientali sotto tutela, insieme a gomme, estintori e camion.