Amianto: quando e perché la bonifica è necessaria

amianto

L’amianto, conosciuto anche col nome asbesto, è un materiale piuttosto controverso che ha avuto una storia tormentata. Per secoli interi l’amianto è stato considerato una sorta di super materiale, quasi divino, per la sua incredibile resistenza. Non a caso il suo nome deriva dal greco “amiantos”, che significa immacolato ma anche incorruttibile.

La fama dell’amianto è rimasta intatta fino a qualche decennio fa, ma a partire dagli anni ’70 le cose cambiarono. Diversi operai, che lavoravano nelle fabbriche a stretto contatto con l’amianto, contrassero malattie letali. In seguito a studi e controlli più specifici, l’amianto fu dichiarato un materiale pericoloso e quindi bandito nell’utilizzo industriale ed edilizio. La bonifica amianto è un’operazione obbligatoria prevista per legge in presenza di determinate circostanze.

Perché in passato era così utilizzato?

Prima di capire come procedere allo smaltimento amianto, è opportuno comprendere perché questo materiale un tempo era tanto utilizzato. Il suo impiego risale addirittura ai tempi dei Persiani e degli antichi Romani, che lo usavano per avvolgere i cadaveri per le sue presunte proprietà magiche. L’amianto continua ad essere popolare nel Medioevo, dove viene usato per la creazione di preziose tovaglie e addirittura preparati medici.

Nell’800 l’amianto approda anche nell’industria, dove viene utilizzato per quasi tutto il ‘900 soprattutto nell’edilizia. Il materiale era apprezzato per le sue notevoli qualità che garantivano isolamento acustico e termico. Inoltre era ignifugo e costava poco, una caratteristica che ha attirato l’attenzione di molte aziende ed imprenditori. In virtù di queste proprietà l’amianto è stato usato per costruire edifici, case, scuole ed uffici. Quando si capì che l’amianto era pericoloso per la salute, in Italia nel 1992 ne fu proibita la produzione, la lavorazione e la vendita.

Quando la rimozione dell’amianto è obbligatoria per legge? 

Per capire come effettuare la rimozione e smaltimento amianto, è opportuno conoscere le due forme di questo materiale. L’amianto infatti può essere: in forma compatta o in forma friabile.

L’amianto in forma compatta è quello meno pericoloso, poiché non può essere sbriciolato e quindi non rilascia fibre e polveri nell’aria. In tal caso l’obbligo di rimozione dell’amianto scatta solo se lo stato di degrado è molto elevato. Il proprietario deve rivolgersi ad un tecnico abilitato o un’azienda specializzata iscritta all’Albo Nazionale Gestori Ambientali per un’ispezione e successivamente per l’intervento.

L’amianto in forma friabile è decisamente più pericoloso, poiché può sbriciolarsi con una semplice azione manuale e rilasciare nell’aria polveri nocive per la salute e per l’ambiente. Il proprietario dell’immobile o l’amministratore del condominio hanno l’obbligo di comunicare all’ASL di riferimento la presenza di amianto friabile.

L’azienda incaricata dello smaltimento dell’amianto, o di eseguire un lavoro di incapsulamento o parziale sostituzione secondo la normativa, deve stilare un piano di lavoro da inviare al PRESAL (Servizio Prevenzione Ambienti di Lavoro) ed all’ASL 30 giorni prima dell’inizio dei lavori. L’avvio dei lavori prima del periodo previsto è consentito solo in caso di estrema necessità e di reale pericolo per la salute pubblica.

Sanzioni previste in caso di comportamenti scorretti e irresponsabili

I proprietari di edifici, che non comunicano la presenza di amianto in matrice friabile, possono incappare in sanzioni che vanno da 2.000 a 5.000 euro, se non è stato avviato un censimento degli immobili da parte della Regione.

Se dal censimento effettuato dalla Regione si rileva la presenza di amianto in un immobile, al proprietario viene inviato un ordine di smaltimento da eseguire entro 30 giorni. In caso di mancato trattamento incapsulante o di omissione smaltimento, le sanzioni vanno da 500 fino a 3.500 euro.

Cosa comporta per l’ambiente e la nostra salute vivere a contatto con questo materiale? 

L’amianto viene chiamato anche killer silenzioso, poiché si disperde nell’aria sotto forma di microscopiche fibre invisibili che si diffondono in casa e si dividono in senso longitudinale e non trasversale. Il materiale se integro è meno pericoloso, ma se risulta alterato, danneggiato o usurato può diventare letale.

Le fibre inalate inavvertitamente possono provocare 3 pericolose malattie: asbestosi (cicatrizzazione dei tessuti del polmone), cancro del polmone e mesotelioma. A queste patologie se ne aggiungono altre come il cancro della laringe e delle vie gastro-intestinali. Alcuni studi scientifici hanno evidenziato che l’amianto, se ingerito insieme all’acqua potabile contaminata, può provocare un cancro gastro-intestinale. Bisogna comunque considerare che gli effetti dell’amianto possono palesarsi a distanza di tempo, addirittura da 10 a 60 anni.

Sono stati condotti studi ed effettuate pubblicazioni anche sugli effetti dell’amianto su animali e vegetali. I risultati sono gli stessi: l’asbesto risulta estremamente dannoso anche per loro se rilasciato sotto forma di polveri sottili. In particolare negli stagni e nei corsi d’acqua, che fiancheggiavano siti di estrazione di materiali contenenti amianto, sono stati evidenziati cambiamenti e alterazioni a livello cellulare della vegetazione.

Alla luce di quanto detto finora, provvedere alla rimozione dell’amianto è un’operazione necessaria per la salvaguardia di se stessi, della propria famiglia, dei propri vicini ed in generale dell’ambiente circostante.